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Genitori e Figli
Se sei un genitore ti sarai fatto tante domande sul rapporto genitori e figli, ti sarai spesso domandato se stai facendo bene il “mestiere” di genitore, se ti stai comportando da bravo genitore e soprattutto cosa vuol dire fare il genitore.
Cosa vuol dire fare il Genitore?
Mille sono i dubbi che aggrediscono, nel vero senso della parola, qualsiasi genitore e mille sono i sensi di colpa, le paure di non essere all’altezza del compito di genitore, considerato dai più il “lavoro più difficile del mondo”, di non fare mai abbastanza o di farlo nel modo sbagliato.
Essere genitore non è un lavoro!
Contrariamente al sentire comune, quello del genitore non può e non deve essere considerato alla stregua di un lavoro. Non è una attività il cui scopo finale è produrre qualche cosa o in questo caso, qualcuno, un figlio adulto.
Considerare il mestiere del genitore come tale porta inevitabilmente ad un contrasto, ad una spietata concorrenza tra quello che viene visto come il lavoro del genitore ed il lavoro vero, quello di insegnante, di impegato, di professionista, di manager, di commerciante.
Si crea purtroppo una antitesi forte tra le due posizioni, così che il genitore, impegnato in un lavoro (quello vero, quello che gli dà un reddito per vivere), sentirà la responsabilità di divedere equamente i tempi tra i due lavori, quello vero e quello di genitore, spesso non riuscendoci e sentendosi profondamente frustrato ed inadeguato.
“Non starò lavorando troppo e togliendo tempo ai miei figli?”, “Dovrei forse diminuire le ore di lavoro per dedicarne di più ai miei figli?” “Come faccio a contemperare le esigenze dei due lavori?”, “Sono abbastanza bravo a gestire le due attività, quella di genitore ed il mio lavoro?”.
Il lavoro di genitore viene associato al lavoro più complesso del mondo, ad una attività tra le più difficili, nella quale il genitore, proprio come in un qualsiasi lavoro, deve produrre un figlio adulto, un bravo figlio, intelligente, sano, un figlio che avrà un buon lavoro, modellandolo secondo un progetto prestabilito dal genitore stesso.
In realtà, come ci fa notare Alison Gopnik, famosa professoressa di psicologia e filosofia presso la University of California di Berkeley, l’essere genitore non è un lavoro!
Essere genitore è una relazione d’amore
Quella tra genitori e figli è una RELAZIONE, una meravigliosa relazione umana caratterizzata dalla sua unicità, esclusività e profondità. E’ una relazione d’amore davvero particolare, che si distingue da tutte le altre forme di relazioni di amore, come quelle tra partner o tra amici.
E’ l’unica relazione in cui, alla fine, uno dei due diventa indipendente e si distacca, in modo inevitabile. Parliamo ovviamente del figlio, che, una volta divenuto grande, sarà autonomo e si distaccherà dalle figure genitoriali. In nessun’altra relazione d’amore accade questo! Rifletteteci.
Nella coppia, come anche nel rapporto di amicizia, non si avrà mai l’indipendenza ed il distacco di uno dei due, perchè questo vorrebbe dire la fine della relazione. Nella relazione genitori figli, al contrario, questo è lo scopo ultimo, l’indipendenza del figlio che diviene adulto e guai se non fosse così!
La finalità della relazione genitori e figli
Qual è la finalità di questa meravigliosa relazione d’amore tra genitori e figli?
L’amore in sè non può e non deve avere schemi prefissati, altrimenti non sarebbe amore puro, ma sarebbe calcolo. Come tale l’amore verso i figli, quello che lega il genitore ai figli in una relazione così esclusiva ed unica, non deve avere schemi, ma una sola finalità.
La finalità del genitore è quella di aiutare i figli a crescere, a svilupparsi, a diventare forti e resilienti, è quella di dar loro gli strumenti utili per comprendere cosa e chi vogliono diventare.
Il genitore non deve progettare la vita dei figli, non deve plasmarla. Saranno loro stessi, dotati dai genitori degli strumenti giusti, a decidere come plasmare e formare la loro vita. La vera unica responsabilità del genitore è quella di dare ai figli un ambiente sereno, sicuro, pieno di stimoli per crescere ed evolversi.
Genitori come giardinieri…
Sempre Alison Gopnik , in una metafora davvero significativa, paragona i genitori a dei giardinieri.
I genitori impegnati in una relazione d’amore unica ed esclusiva con i loro figli dovranno comportarsi con loro alla stregua dei giardinieri che curano i loro giardini.
Il giardiniere, infatti, ha la finalità di creare un terreno fertile, per consentire alle piante di crescere rigogliose e sane. Egli potrà dare una direzione al suo giardino, progettandolo in linea di massima. Qui metterò una rosa rampicante, lì un oleandro ed una siepe di bossi. In realtà il giardinere sa bene che i suoi piani non andranno mai come egli aveva ipotizzato, poichè le piante crescono seguendo la loro natura. La rosa che si sperava fosse rampicante, magari non sarà tale e crescerà ad arbusto, bellissima allo stesso modo, l’oleandro magari non riuscirà a crescere in quel punto perchè c’è poco sole ed al suo posto cresceranno meglio altre piante. Alcune piante addirittura moriranno, nonostante tutte le cure. Questo fa parte dei rischi ed il giardiere lo sa.
Il genitore dovrà fare come il giardiniere, preoccuparsi di creare il terreno fertile e dare ai figli tutto il nutrimento di cui hanno bisogno per crescere sani e forti. Egli non dovrà plasmare i figli progettando al loro vita, ma li aiuterà a palsmarsi da soli, a crescere secondo la loro natura.
…e non come falegnami!
Sempre seguendo la metafora di Alison Gopnik, il genitore che intende lavorare per plasmare il figlio, per progettare la sua vita, per avere il figlio più intelligente, quello che avrà il lavoro migliore, quello più bello, sarà come il falegname e non come il giardiniere.
Il falegname progetta nei particolari ciò che vuol produrre e lo crea proprio come da lui voluto ed immaginato. Così farà il genitore che penserà di crescere i suoi figli secondo un suo preciso progetto, magari (e spesso) per dare ai figli la vita che egli stesso avrebbe voluto.
Questo sarà un genitore che, sebbene in buona fede, tenderà a privare i figli, sin da piccoli, di uno strumento importantissimo, il gioco.
Ti riempio la vita, ma non di giochi!
Avete deciso di riempire la vita dei vostri figli con mille attività per dar loro la possibilità di crescere vincenti ed intelligenti, per dar loro strumenti maggiori per avere successo da grandi?
Il corso di calcio dalle 15 alle 16 (“perchè mio figlio diventerà un campione come volevo essere io e sarà in ogni caso uno sportivo”), il corso di inglese dalle 16 alle 17 (“perchè nel mondo del lavoro se non sai l’inglese non vai da nessuna parte ed è bene impararlo sin da piccoli”), il corso di violino dalle 17 alle 18 (“perchè saper suonare uno strumento lo renderà unico tra i suoi pari”) e così via.
Ammettiamolo oggi questa è la tendenza. Lo fanno tutti i genitori, per lo meno quelli che possono permetterselo economicamente, perchè non dovreste farlo anche voi, per garantire le stesse opportunità ai vostri figli, che di certo non sono da meno rispetto agli altri, e per assicurarvi di aver dato loro il massimo.
Concettualemente non fa una piega e siete da stimare per l’impegno che mettete nel voler offrire il meglio ai vostri figli. Ma di fatto questo comportamento contiene in sè un errore. Sottovaluta l’importanza fondamentale e non sostituibile del gioco per la crescita e lo sviluppo del bambino.
Il gioco è il più importante strumento di crescita, non dimenticatelo!
Sin da piccoli i bambini vengono sommersi di attività extrascolastiche di tutti i tipi, non avendo più tempo per dedicarsi alla principale attività di un bambino, cioè il semplice gioco. Il gioco con la palla, del disegno, quello del nascondino, dei ruoli “facciamo che io sono e tu sei..” e così via.
Con questo non vogliamo dire che sia sbagliato assecondare una passione di vostro figlio facendogli seguire un corso, ma piuttosto vogliamo ricordare a tutti voi genitori il ruolo fondamentale del gioco nella crescita dei vostri figli. Lasciate loro gli spazi di gioco, saranno utili per stimolare la loro creatività, la resilienza, le relazioni con i pari. Scegliete una attività extra scolastica e limitatevi ad una. Per il resto, dopo la scuola ed i compiti, lasciate liberi i vostri figli di giocare, facendolo con cose semplici, possibilmente non con i video giochi. Ad esempio, invece di portarli alla lezione di calcio presso la scuola di calcio Pinco Pallo, portateli al campetto della parrocchia o al parco, dove potranno giocare liberamente a calcio con i coetanei. Qui svilupperanno il senso di amicizia, di appartenenza, di giustizia, gestiranno a modo loro le ralazioni con i loro simili, impareranno a gestire le frustrazioni e tutta la vasta gamma di emozioni tipiche della loro età. Quale miglior scuola?
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Nicoletta Cotugno
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